L'ultima battaglia del capitano Ni'mat by Mohamed Leftah

autore:Mohamed Leftah [Leftah, Mohamed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: e-o
pubblicato: 2021-09-23T22:00:00+00:00

Era l’inizio di luglio, e già l’estate si era piazzata in tutto il suo splendore. Da ormai quasi un anno il capitano Ni’mat aveva intrapreso la sua esplorazione.

CAPITOLO SECONDO

Per il capitano Ni’mat la rivelazione sconvolgente era arrivata così tardi che il problema dell’età gli si pose in maniera acuta e cruciale. Vedendo come il giovane amante nubiano appagasse ogni suo desiderio si domandava se in quella disponibilità non ci fosse una piccola parte d’affetto o addirittura di amore. Se c’erano affetto o amore, però, erano necessariamente segnati dal marchio infamante della venalità, visto che il capitano Ni’mat gli aveva triplicato il salario e lo riempiva di regali. Si chiedeva anche se, offrendo loro una congrua ricompensa pecuniaria, altri giovani domestici che lavoravano nel quartiere avrebbero risposto alle sue avances, e rimpiangeva amaramente l’unico tentativo, molto imprudente, che aveva fatto in quel senso, al quale il giovane interpellato, benché lui l’avesse formulato in maniera ambigua, aveva opposto un netto rifiuto.

Per forza di cose il capitano Ni’mat ritrovò quella cura di sé che sembrava essere ormai completamente trascurata dai suoi compatrioti. Nel suo caso si tradusse in cambiamenti nel modo di vestire, intensa attività sportiva e, sempre riguardo al corpo, attenzioni più discrete, più specifiche, più intime. Così si radeva periodicamente le ascelle, il pube, la parte alta delle cosce, il perineo e in mezzo alle natiche, spruzzando tutte quelle parti con un deodorante di marca dopo ognuna delle tre o quattro docce che faceva quotidianamente. Le natiche ormai erano sempre nude, anche quand’era vestito. Mettendosi gli slip piegava e torceva talmente la porzione di tessuto destinata a coprirle da farla diventare una cordicella, uno spago che andava a sposare il solco che le separava. Gli era venuta l’idea di indossare gli slip come tanga per avere sempre la consapevolezza corporea, tangibile e tattile di ciò che era diventato e in cui voleva calarsi pienamente. Almeno nel suo intimo fisico e mentale, perché nella società in cui viveva era impensabile dichiararsi pubblicamente omosessuale.

Sul piano coniugale, lui e Mervet dormivano ormai in camere separate. Andava a trovarla nel suo letto solo i giorni in cui raggiungeva il culmine del duplice piacere a cui lo faceva accedere Islam e che gli riempiva gli occhi di lacrime. E i giorni in cui condivideva il giaciglio di sua moglie lo faceva più per avere la sicurezza psicologica di non essersi integralmente femminilizzato che per vero desiderio di lei. Dai loro accoppiamenti episodici sempre più rari neanche Mervet traeva più alcun piacere. Un giorno il capitano Ni’mat aveva constatato che la sua virilità veniva meno, e lo stesso fallimento si era verificato la volta successiva. Né Ni’mat né Mervet avevano vissuto quell’impotenza come una catastrofe o una tragedia. Anzi, il capitano Ni’mat aveva trovato che fosse l’occasione buona per proporre alla moglie di dormire in camere separate con la scusa che lei russava sempre di più. Aveva lasciato con un rimorso autentico, per quanto vano, la camera della moglie, mentre lui già da un anno era come convolato ad altre nozze.

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